Articulo de Antonio Panullo
Dieci anni fa ci lasciava Luigi Ferraro, Medaglia d’oro al Valor militare, incursore della Decima Mas,
ufficiale di Marina, pioniere della subacquea italiana, inseguito
imprenditore, inventore e scrittore. Ferraro è stato probabilmente uno
dei pochissimi, se non l’unico, esponente della Repubblica Sociale Italiana ad aver ricevuto i funerali di Stato. Funerali che furono negati dai governi repubblicani addirittura a Rodolfo Graziani,
comandante in capo delle forze armare della Rsi. La vita di Luigi
Ferraro è stata una grande avventura, e ha avuto diverse stagioni,
poiché era un uomo che guardava al futuro e soprattutto alla sicurezza
dei subacquei, che mise sempre davanti a tutto. Su questo eroico tenente
di vascello sono stati scritti libri, tra cui quello di Massimo Zamorani Luigi Ferraro, un eroe del mare (Mursia) e lui stesso ce ne ha lasciato uno, Una fiamma negli abissi, con Giorgio Chimenti (edizioni Ireco). Ma moltissime opere che si occupano della Xa Mas si occupano anche di Ferraro. Luigi Ferraro era nato nel 1914 a Quarto dei Mille, a Genova. Da bambino di trasferì con la famiglia a Tripoli,
in Libia, dove effettuò le prime immersioni. Ma l’episodio che gli
cambiò la vita avvenne nel 1933, quando partecipò a Roma al Campo Dux, dove entrò in contatto con gli studenti dell’Accademia fascista di educazione fisica. Tornato entusiasta in Libia, terminò gli studi e ebbe i gradi di ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale,
si arruolò come camicia nera per poi entrare in Marina come ufficiale,
precisamente nella Milizia marittima di artiglieria, che faceva parte
della Mvsn. Frequentò la scuola sommozzatori di Livorno e poi entrò nel
famoso Gruppo Gamma, il gruppo dei nuotatori d’assalto, al comando di Eugenio Wolk. Nel 1943 fu inviato dallo stesso comandante Junio Valerio Borghese a compiere operazioni di sabotaggio in Turchia. Effettuò quattro missioni ad Alessandretta e Mersina,
affondando da solo tre navi nemiche, record assoluto. Per queste
missioni gli vennero conferite quattro Medaglie d’argento, sostituite
poi dopo la guerra con quella d’oro al Valor militare. Dopo l’armistizio
aderì alla Repubblica Sociale. Come ci racconta Giorgio Pisanò in Gli ultimi in grigioverde,
Ferraro motivò così la sua decisione: «La causa della Repubblica
Sociale per me rappresentava l’impegno d’onore alla parola data.
Battersi per essa significava difendere la Patria dal nemico
angloamericano e dallo stesso alleato germanico, che dopo l’8 settembre
aveva troppi pretesti per non comportarsi più come tale. Battersi per
gli angloamericani voleva dire scegliere il campo del più forte».
Dopo l’armistizio Ferraro aderì alla Rsi
Rientrò dunque nel Gruppo Gamma e lo comandò dopo che Wolk fu
chiamato a Venezia. Ferraro difesa i suoi marò e il gruppo anche nei
giorni drammatici dell’aprile del 1945, mediando con il Cln e con gli
Alleati per difendere i suoi uomini. Addirittura in più di un’occasione
andò personalmente a trattare con i partigiani con indosso la divisa
della Decima. In quei giorni Ferraro fu contattato da Lionel Crabb,
il famoso uomo-rana britannico scomparso successivamente in circostanze
misteriose, che gli propose di proseguire la guerra a fianco degli
inglesi contro il Giappone. Ma Ferraro, coerentemente, rifiutò. Dopo
alcuni mesi durante i quali fu anche ricercato, fu posto in congedo, e
nel 1948, insieme con la moglie Orietta, che aveva sposato nel 1939 e dalla quale ebbe due figli, Italo e Paolo,
fondò sull’isola d’Elba una società sportiva subacquee, iniziando a
divulgare questo sport anche tra i civili. E qui inizia la seconda vita
di Ferraro: in collaborazione con la Cressi Sub inventò
o modernizzò numerose apparecchiature per questa pratica, ancora
sconosciuta ai più, creando tra l’altro la famosa maschera Pinocchio e
le pinne Rondine. Nel 1952 istituì il corpo dei sub dei Vigili del Fuoco, cui sarebbero seguito a breve termine anche quelli dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, tutti istruiti da Ferraro. L’anno successivo il regista Francesco De Robertis gira il film Mizar, ispirato alle vicende militari di Ferraro. Nel 1959 divenne vice presidente (il presidente era il suo amico Jacques Cousteau)
della neonata Confederazione mondiale attività subacquee, nonché
dirigente della Nazionale italiana per le gare di pesca subacquea. Nel
1962 fondò la Technisub, che gli dette altri successi come imprenditore e organizzatore: sponsorizzò lui l’impresa memorabile di Enzo Maiorca.
L’eroico recupero di Ferraro dei corpo di Giuseppe Marelli
Tra i mille episodi della vita di Luigi Ferraro, vogliamo ricordare l’eroico recupero, nel 1960, della salma di Giuseppe Marelli, un ragazzo, erede della dinastia degli industriali Marelli, che insieme col fratello e un amico erano annegati nel lago Trasimeno
dopo l’affondamento della loro barca. Due salme furono presto
ritrovate, ma quella di Giuseppe non si trovava. Il padre dei giovani, Fermo Marelli,
da giorni stazionava impietrito sul molo in attesa di notizie. Decine
di barche proseguono le ricerche vanamente, finché si decide di chiedere
l’intervento di Ferraro. L’incursore della Decima si precipitò sul lago
Trasimeno e si immerse da una barca insieme con un sub carabiniere,
Santamaria, deciso a non andarsene finché non fosse stato trovato il
giovane. Dopo qualche ora, Ferraro trovò tra le alghe il corpo del
giovane e lo tirò su. Fermo Marelli non dimenticò mai il gesto di
Ferraro, che non volle neanche essere ringraziato, sostenendo di aver
fatto solo il proprio dovere e di essere sufficiente il privilegio di
poter contare sulla sua amicizia. Da allora, ovunque l’industriale della
radio andasse, non mancava mai di scrivere una cartolina a Luigi
Ferraro. Era di questa tempra che erano fatti gli italiani di ieri, e
per questo, il giorno del suo 80° compleanno, nel novembre 1994, il marò
ebbe una genetliaco memorabile. A San Fruttuoso, dove è il Cristo degli
abissi, con Ferraro si immersero decine e decine di sub che
rappresentavano tutte le forze armate ed enti che hanno specialità
subacquee, tra cui i sub del Comsubin, per
deporre insieme a lui una corona di fiori ai piedi della statua per
tutti i Caduti in mare e per regalare a Ferraro una targa ricordo per il
suo compleanno. Luigi Ferraro spense le 80 torce della sua gigantesca
torta di compleanno subito dopo essersi tolto l’erogatore. E le spense
tutte.
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