"El mar no pertenece a los déspotas. En su superficie los hombres podrán aplicar sus leyes injustas, reñir, destrozarse unos a otros y dejarse llevar por horrores eternos. Pero, a diez metros bajo el nivel de las aguas, cesa su reinado, se extingue su influencia y desaparece su poder. En el fondo del mar sólo existe la independencia. Ahí no reconozco voz de amo alguno. Ahí soy verdaderamente libre..."

Capitán Nemo

sábado, 9 de enero de 2016

Décimo aniversario fallecimiento Luigi Ferraro de la Xª Flotiglia MAS





Articulo de Antonio Panullo


Dieci anni fa ci lasciava Luigi Ferraro, Medaglia d’oro al Valor militare, incursore della Decima Mas, ufficiale di Marina, pioniere della subacquea italiana, inseguito imprenditore, inventore e scrittore. Ferraro è stato probabilmente uno dei pochissimi, se non l’unico, esponente della Repubblica Sociale Italiana ad aver ricevuto i funerali di Stato. Funerali che furono negati dai governi repubblicani addirittura a Rodolfo Graziani, comandante in capo delle forze armare della Rsi. La vita di Luigi Ferraro è stata una grande avventura, e ha avuto diverse stagioni, poiché era un uomo che guardava al futuro e soprattutto alla sicurezza dei subacquei, che mise sempre davanti a tutto. Su questo eroico tenente di vascello sono stati scritti libri, tra cui quello di Massimo Zamorani Luigi Ferraro, un eroe del mare (Mursia) e lui stesso ce ne ha lasciato uno, Una fiamma negli abissi, con Giorgio Chimenti (edizioni Ireco). Ma moltissime opere che si occupano della Xa Mas si occupano anche di Ferraro. Luigi Ferraro era nato nel 1914 a Quarto dei Mille, a Genova. Da bambino di trasferì con la famiglia a Tripoli, in Libia, dove effettuò le prime immersioni. Ma l’episodio che gli cambiò la vita avvenne nel 1933, quando partecipò a Roma al Campo Dux, dove entrò in contatto con gli studenti dell’Accademia fascista di educazione fisica. Tornato entusiasta in Libia, terminò gli studi e ebbe i gradi di ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale,  si arruolò come camicia nera per poi entrare in Marina come ufficiale, precisamente nella Milizia marittima di artiglieria, che faceva parte della Mvsn. Frequentò la scuola sommozzatori di Livorno e poi entrò nel famoso Gruppo Gamma, il gruppo dei nuotatori d’assalto, al comando di Eugenio Wolk. Nel 1943 fu inviato dallo stesso comandante Junio Valerio Borghese a compiere operazioni di sabotaggio in Turchia. Effettuò quattro missioni ad Alessandretta e Mersina, affondando da solo tre navi nemiche, record assoluto. Per queste missioni gli vennero conferite quattro Medaglie d’argento, sostituite poi dopo la guerra con quella d’oro al Valor militare. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale. Come ci racconta Giorgio Pisanò in Gli ultimi in grigioverde, Ferraro motivò così la sua decisione: «La causa della Repubblica Sociale per me rappresentava l’impegno d’onore alla parola data. Battersi per essa significava difendere la Patria dal nemico angloamericano e dallo stesso alleato germanico, che dopo l’8 settembre aveva troppi pretesti per non comportarsi più come tale. Battersi per gli angloamericani voleva dire scegliere il campo del più forte».

Dopo l’armistizio Ferraro aderì alla Rsi

Rientrò dunque nel Gruppo Gamma e lo comandò dopo che Wolk fu chiamato a Venezia. Ferraro difesa i suoi marò e il gruppo anche nei giorni drammatici dell’aprile del 1945, mediando con il Cln e con gli Alleati per difendere i suoi uomini. Addirittura in più di un’occasione andò personalmente a trattare con i partigiani con indosso la divisa della Decima. In quei giorni Ferraro fu contattato da Lionel Crabb, il famoso uomo-rana britannico scomparso successivamente in circostanze misteriose, che gli propose di proseguire la guerra a fianco degli inglesi contro il Giappone. Ma Ferraro, coerentemente, rifiutò. Dopo alcuni mesi durante i quali fu anche ricercato, fu posto in congedo, e nel 1948, insieme con la moglie Orietta, che aveva sposato nel 1939 e dalla quale ebbe due figli, Italo e Paolo, fondò sull’isola d’Elba una società sportiva subacquee, iniziando a divulgare questo sport anche tra i civili. E qui inizia la seconda vita di Ferraro: in collaborazione con la Cressi Sub inventò o modernizzò numerose apparecchiature per questa pratica, ancora sconosciuta ai più, creando tra l’altro la famosa maschera Pinocchio e le pinne Rondine. Nel 1952 istituì il corpo dei sub dei Vigili del Fuoco, cui sarebbero seguito a breve termine anche quelli dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, tutti istruiti da Ferraro. L’anno successivo il regista Francesco De Robertis gira il film Mizar, ispirato alle vicende militari di Ferraro. Nel 1959 divenne vice presidente (il presidente era il suo amico Jacques Cousteau) della neonata Confederazione mondiale attività subacquee, nonché dirigente della Nazionale italiana per le gare di pesca subacquea. Nel 1962 fondò la Technisub, che gli dette altri successi come imprenditore e organizzatore: sponsorizzò lui l’impresa memorabile di Enzo Maiorca.

L’eroico recupero di Ferraro dei corpo di Giuseppe Marelli

Tra i mille episodi della vita di Luigi Ferraro, vogliamo ricordare l’eroico recupero, nel 1960, della salma di Giuseppe Marelli, un ragazzo, erede della dinastia degli industriali Marelli, che insieme col fratello e un amico erano annegati nel lago Trasimeno dopo l’affondamento della loro barca. Due salme furono presto ritrovate, ma quella di Giuseppe non si trovava. Il padre dei giovani, Fermo Marelli, da giorni stazionava impietrito sul molo in attesa di notizie. Decine di barche proseguono le ricerche vanamente, finché si decide di chiedere l’intervento di Ferraro. L’incursore della Decima si precipitò sul lago Trasimeno e si immerse da una barca insieme con un sub carabiniere, Santamaria, deciso a non andarsene finché non fosse stato trovato il giovane. Dopo qualche ora, Ferraro trovò tra le alghe il corpo del giovane e lo tirò su. Fermo Marelli non dimenticò mai il gesto di Ferraro, che non volle neanche essere ringraziato, sostenendo di aver fatto solo il proprio dovere e di essere sufficiente il privilegio di poter contare sulla sua amicizia. Da allora, ovunque l’industriale della radio andasse, non mancava mai di scrivere una cartolina a Luigi Ferraro. Era di questa tempra che erano fatti gli italiani di ieri, e per questo, il giorno del suo 80° compleanno, nel novembre 1994, il marò ebbe una genetliaco memorabile. A San Fruttuoso, dove è il Cristo degli abissi, con Ferraro si immersero decine e decine di sub che rappresentavano tutte le forze armate ed enti che hanno specialità subacquee, tra cui i sub del Comsubin, per deporre insieme a lui una corona di fiori ai piedi della statua per tutti i Caduti in mare e per regalare a Ferraro una targa ricordo per il suo compleanno. Luigi Ferraro spense le 80 torce della sua gigantesca torta di compleanno subito dopo essersi tolto l’erogatore. E le spense tutte.

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